Ego in quarantena - Verifica delle garanzie
A fatica mastico l'ennesima alba
Che sa ancora di ieri
E affacciato dalle ringhiere delle coperte del senso
Affatico gli occhi
Vedo la pioggia battere il tempo
Sui raggi del sole
E anche se questo letto non sembra neanche il mio
Me ne frego
Tanto lì sotto non piove e non ha mai piovuto
Riflesso sui vetri del nulla da dire o del dire troppo presto
Rifletto sulla frenesia del ritardo
Che veste il mio vestirmi della paranoia che quando arriverò
Tutti mi guarderanno
E non ci sarà più posto
All'inizio c'era tanto spazio
E un enorme vinile di saturno
Che dava il tempo al battito
In fondo un silenzio disteso, immenso, disatteso e nero
Che diventava azzurro solo quando diventava cielo
A poco a poco si riempiva la polveriera dell'evoluzione
E l'eccetera del mondo giocava ancora nel primo ikebana
Quando con il peso della prima stella che brillava
Brillò pure la mina della storia umana
Nuvole e rispettivi stati d'animo si fecero portavoce
Del sentirsi orfani e specie, specie quando pioveva
Eravamo appena figli, appena svegli e convinti
Di avercelo in tasca il filo dei nostri sogni
Ricuciti in sorrisi di sutura a labbra conserte
E soffitti interiori crollati come muri e cisterne
Come culle e pubblicità come balie
Quando le città diventavano grandi
Diventavano grandi
Diventavano grandi
Diventavano grandi
Quando le città diventavano grandi e le grandi città
Diventavano dimenticatoi per periferie e rimpianti
Le fabbriche dell'interesse aprivano le gambe e gravide
Di minuti di silenzio divisi a singhiozzi costruivano futuri
Deboli per visi colati a singhiozzi e cattedrali sorde
Dietro cellophane inauguravano l'epoca
Che non si presta a nessuna metafora
A nessuna metafora
A nessuna metafora
Quando le città diventavano grandi e le grandi città
Diventavano luoghi comuni della fretta e dell'addormentarsi
Soli, solo con la tv accesa
Nasceva il primogenito dell'uomo
Nato in debito e comunque Dubito tu capisca
Nasceva il figlio di un territorio sottoterra e della sottostima
Dei paradossi che diventano prassi
Di un sottofondo che alza la voce
Ma non dice una parola
Non dice una parola
Non dice una parola
Non dice una parola
Un bimbo si è perso in una favola da favelas
Che racconta il girotondo dell'uomo che gira
Si morde la coda poi
Insoddisfatto
La sputa
Poi insoddisfatto la sputa
La sputa
La sputa
La sputa
Poi insoddisfatto la sputa
La sputa
La sputa
La sputa